Non fuggo la chiamata all’impegno, ma voglio scegliere i termini con cui affrontarlo.

Qualcuno, dopo aver letto questo articolo, mi ha chiesto: ma proprio perché ci sono sfide non più rinviabili per il Veneto, proprio perché la nostra terra ha così tanti temi su cui lavorare, dalla sanità all’ambiente, dalla fuga dei giovani alla competitività, proprio perché servirebbe con urgenza un impegno dei giovani nelle istituzioni, non dovresti candidarti?

Non ho detto che non intendo impegnarmi. Ho detto un’altra cosa, che provo a spiegare meglio. Sono profondamente grato e anche, lo confesso, un poco emozionato per le attestazioni di stima che ho ricevuto. E da figure così autorevoli e credibili, nella mia comunità politica e non solo. Ma penso che i percorsi vadano costruiti per tempo, con una dimensione collettiva e con lo sguardo lungo: un po’ come stiamo provando a fare con Officine Aperte, invitando sul nostro territorio gli amministratori e i politici più promettenti della nuova generazione.

Detto questo, non fuggo di fronte a una chiamata all’impegno. Credo però che la dimensione giusta, per chi ha la mia età e il mio percorso, sia di un impegno per gradi. A partire dal territorio che conosco meglio e di cui ho più esperienza, quello vicentino. Già a partire da queste elezioni? Lo decideremo tutti assieme, senza ansie. Ma, nel caso, se sarà utile e ci saranno le condizioni, sarà con una candidatura al consiglio regionale, non con un salto che considero eccessivo, quello alla candidatura a presidente.

Credo che se vogliamo cambiare in meglio il mondo e la politica dobbiamo farlo anche recuperando un giusto senso della misura. E lo voglio fare io per primo.
Di cose da dire, sfide da affrontare, obiettivi da costruire assieme ne avrei: anzi, ne ho. Un passo alla volta.

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