DATA PERSONALIZZATA
06/08/2020
Attenzione, però, che il problema non è tanto il fatto che ci siano molti giovani che se ne vanno, bensì il fatto che ci siano pochissimi ragazze e ragazzi che arrivano qui da altri territori: è il segnale di una scarsa attrattività, del fatto che tanti di quelli che se ne vanno da qui non lo fanno per scelta ma perché capiscono che restando non possono realizzare i propri obiettivi di vita.
Le motivazioni sono tante e le responsabilità della Regione su questo fronte pesano come un macigno. Pensiamo alla totale assenza di una strategia sul trasporto pubblico, sia su ferro sia su gomma, dall’abbandono del progetto della SFMR (la “metropolitana di superficie”) all’attesa senza fine del “biglietto unico integrato” per bus e treni. Ma pensiamo anche all’incredibile lentezza nel potenziare le infrastrutture digitali a servizio dei cittadini e delle imprese o allo scarsissimo interesse nell’incentivare i processi di digitalizzazione, ma anche alla totale assenza di una strategia nel pensare ad un nuovo modello di sviluppo che abbia al centro la transizione energetica. Infine, in Veneto non è rimasto praticamente nessun centro direzionale importante: i poli bancari e assicurativi, le fiere, le aziende municipalizzate si stanno progressivamente spostando in altre regioni del Nord Italia e persino la gestione delle strade è ritornata in capo ad Anas a Roma.
Ci restano, per fortuna, uno straordinario tessuto industriale, che ancora regge il Veneto sulle sue spalle, qualche specializzazione importante in agricoltura ed un turismo dalle potenzialità straordinarie ma messo in seria difficoltà dalla pandemia.
Il Covid ha messo a nudo con ancora maggior crudezza queste fragilità e ha reso ancora più urgente la necessità di costruire una prospettiva diversa per il nostro territorio. Una prospettiva che parta da una consapevolezza: il Veneto è una grande città metropolitana, con le sue zone urbane, con le aree rurali e collinari, con le sue montagne e con il suo mare. Ma perché non sia così solamente su Google Maps o nelle foto fatte dall’alto con i droni, serve un disegno per il Veneto che sia in grado di connetterlo al suo interno e al resto del mondo.
Dal punto di vista fisico, a partire dagli investimenti sul trasporto pubblico (e penso in particolare al trasporto su ferro e al recupero del progetto sulla metropolitana di superficie) e sulle infrastrutture digitali, ma anche dal punto di vista immateriale, mettendo in rete le università e i centri di ricerca, investendo su una promozione turistica comune e sulla messa in rete delle istituzioni culturali.
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